mercoledì 7 marzo 2012

Quando il colore delle manifestazioni era rosso e a volte giallo di sole

Il prossimo venerdì i metalmeccanici della Fiom manifesteranno a Roma in difesa del lavoro e non solo. Mai come in questi ultimi anni si sono viste tante manifestazioni attraversare le piazze e le strada d'Italia, gli studenti, gli insegnanti, lavoratori di tutte le categorie, le donne disperate per la chiusura delle loro fabbriche, gli anziani che si sentono ormai in balia del vento. Tutti in qualche modo abbiamo protestato contro la politica, l'ingiustizia sociale, la discriminazione. Tante lotte, tanta disperazione e la percezione concreta della solitudine che ci accompagna, la sensazione che è inutile gridare: nessuno è in ascolto. Siamo soli. Ci hanno lasciato soli per rendere inutili le proteste e le lotte. Seguendo i telegiornali e leggendo i quotidiani si tocca con mano la divisione profonda di due mondi opposti l'uno all'altro. Uno dolente, disperato che grida e chiede aiuto, l'altro composto, impassibile, indifferente, impegnato nei suoi traffici, occupato a mantenere e a rafforzare  il proprio potere e la propria posizione di privilegio.
Che filo posso scegliere se non il nero? Nemmeno pensando al viso di Landini, ultimo Don Chisciotte, mi riesce di prendere un filo verde di speranza. 
E dire che di manifestazioni ne ho fatte e viste tante. Figlia di militanti comunisti, già intorno ai sette, otto anni, seguivo mia madre nel suo impegno politico. La prima manifestazione che ricordo era, pensate un pò, per avere una fontanella sulla strada davanti alle case.  Dopo la guerra non avevamo niente e per tutto abbiamo dovuto lottare, abbiamo dovuto conquistarci tutto. Ricordo la prima campagna elettorale alla quale ho partecipato con orgoglio e riconoscimento: era quella del '53, contro la famigerata legge truffa. E poi via via, negli anni le lotte per il lavoro e quelle antifasciste che spesso causavano morti di giovani. La lotta per la pace è stata una costante della mia vita. Nell'estate del '66 ero in attesa del mio primo figlio e ostentando orgogliosa il mio bel pancione partecipavo a Roma ad una marcia per la pace in Viet Nam. Da un balcone un criminale lanciò dei fogli di carta incendiata e il mio vestito premaman prese fuoco in lampo. Potrei parlare di Porta San Paolo, dove grazie alla cavalleria, a diciassette anni ho conosciuto il terrore, della manifestazione contro il governo fascista di Tambroni, e quelle storiche per la scuola, il divorzio, l'aborto, la casa..... un'infinità.  Eppure riandando con la mente al passato i fili che sceglierei sono senz'altro il giallo del sole e il rosso della certezza della vittoria. Non ci sentivamo soli, eravamo tanti, e il rumore dei nostri passi si sentiva in tutto il mondo. Allora cantavamo ora gridiamo. E' un'altra cosa.
 

1 commento:

  1. Quella manifestazione del 1966 non me la ricordo, ma resterà per sempre nel mio cuore quei pomeriggi di sole - il primo di autunno, il secondo di giugno - in cui salutammo insieme Luigi Petroselli ed Enrico Berlinguer. Eravamo tutti. Non ci mancava niente e nessuno. Un bacio
    Davide

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